Premo la frizione, giro la chiave nel cruscotto, abbasso il freno a mano, accendo un pó il riscaldamento… e via!
Ieri mattina, 4 dicembre, sono partita per Caravaggio, con il navigatore impostato con l’indirizzo della mia Fata Madrina.
Durante il tragitto varie emozioni si sono accavallate.
Le ultime giornate sono trascorse in un soffio. Da che ho deciso di iniziare la collaborazione, tutto è stato fosco come in un sogno. Non so ancora spiegarmi il motivo per cui, tra tante persone, quella mattina di novembre ho deciso di scrivere i miei timori proprio a Liliana Marchesi.
Ebbene sì, è proprio lei la Fatina di cui vi ho tanto parlato su Instagram.
All’epoca lei era per me nientemeno che un’estranea, e viceversa. Eppure a volte, e mi è già capitato in passato di affermarlo, è il destino a combinare o a scombussolare i nostri piani. Sono perciò certa del fatto che io e Liliana siamo state destinate a incontrarci, in quel preciso istante.
Liliana, da quell’audio sconclusionato che le ho inviato, mi ha presa con sé e, giorno dopo giorno, mi ha insegnato qualcosa, che prontamente ho annotato su un quaderno, il mio Diario di Bordo.
A proposito, ho il desiderio di condividere con te le vicissitudini che stanno dietro a queste note. Come mezzo per poterlo fare ho creato una mia personale Newsletter, a cui puoi già da ora iscriverti.
Tramite una breve letterina vorrei, insomma, regolarmente parlare del mio percorso verso la pubblicazione: le gioie e i timori di una giovane donna alle prese con il suo primo romanzo.
Tornando al viaggio che mi ha portata nell’officina magica di Liliana, perché la sua casa ha tutte le sembianze di un luogo incantato, al mio arrivo ho trovato una donna sorridente, vestita con una lunga gonna a balze bianca e nera, pronta ad accogliermi tra le sue braccia.
Fin da subito ho ben compreso che il potere della Fatina scaturisce solo dopo aver bevuto una tazza di caffè caldo. Per questo motivo mi ha prontamente accompagnata a un bar, dove, sedute davanti alle nostre bevande calde, abbiamo parlato di noi stesse, giusto anche per rompere il giacchio.
Dopo un pó di chiacchiere, già ricche di nozioni che ho istantaneamente catalogato nella mente in attesa di metterle su carta, nel suo studio abbiamo lavorato duramente per ore.
Tra la lettura di alcune correzioni, con la spiegazione di cosa devo modificare per rendere il testo nella sua forma migliore, la gestione del mio sito Internet, completato nella sua interezza in presenza, e la predisposizione di un calendario di lavoro, ho scritto tanti, troppi, appunti. Dopotutto ero stata ben avvisata di salire in auto con la mente fresca e riposata per poter assorbire il più possibile.
L’esito della giornata è stato uno zaino più pesante, con inserito il faldone cartaceo delle correzioni, l’agenda che esplode di post-it e di scritte da sistemare e inserire nel Diario di Bordo e il cuore colmo di speranza per questa nuova avventura in cui mi sono buttata, senza troppi tentennamenti.
A incrementare ancor di più la magia di ieri è stato un speciale regalo della Fatina: un ciondolo a forma di libellula. Aperta la scatola è stato difficile trattenere le lacrime. C’è mancato poco che scoppiassi in lacrime!
È stato un attimo molto intenso.
Quando all’inizio del percorso Liliana mi ha domandato quale immagine affiancare alla mia persona come logo, la scelta è stata, per me, istantanea. La libellula è un insetto che varie volte si è ripresentato nella mia vita, sotto differenti vesti.
A questo piccolo ed elegante esserino sono stati nei secoli correlati tanti significati: libertà, adattabilità, mutamento, grazia, equilibrio, padronanza della mente e delle emozioni, trasformazione e speranza. Chissà quali e quante di queste sfaccettature mi accompagneranno nel mio viaggio editoriale.
Come le ho scritto ieri: Liliana mi stai donando le ali per volare… non vedo l’ora di scoprire dove mi guideranno.
Con la speranza di ritrovarti nella Newsletter, così da salire sulla mia nave e condividere il Diario di Bordo, ti mando un grande abbraccio.
Maria Diletta Veluti